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dosi degli sponsali della figlia del castellano, il duca gli permise d’introdurre nella fortezza dieci persone.
Il consigliere ducale Nicolò ed i fratelli Arcimboldo avevano vicino al castello due peschiere, e per l’incommodo del tenerle in assetto ricevevano un emolumento dai mercanti, soliti condurre legnami pel fiume, compenso in certa guisa delle rotture che questi facevano. Parve di questi giorni che il castellano volesse convertire in proprio uso un tal ricavo: il che diede occasione ai suddetti di far reclami presso la cancelleria ducale, donde uscì un rescritto al castellano in favore dei querelanti1.
Ludovico XII re di Francia intimò la guerra al duca per le pretese dell’ava sua Valentina, levò dalla fortezza di Trezzo il detto Cristoforo, costituendolo ajutante in quella di Milano, e in di lui vece vi spedì Ludovico Visconti figlio adottivo di Vitaliano Borromeo.
In questi difficili tempi essendo rinate, come è noto, anche le scandalose gare dei guelfi e dei ghibellini, Lodovico il Moro nominò Commissario del Monte di Brianza, di Trezzo, della Valsassina e di Lecco il suo secretario Enea Crivelli, con autorità di commandare e disporre tutto che ridondasse a beneficio dello Stato, intimando ai sudditi di prestargli obedienza come al duca stesso2.