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commando di quel castello. L’Arcimboldo poco stante ottenne licenza di potersi allontanare a suo beneplacito dalla fortezza per recarsi dal principe, lasciando ogni volta in proprio luogo uno de’ suoi nipoti1. Gli si assegnarono allora come a castellano quaranta paghe, metà da balestrieri e metà da pavesari, comprese due morte da dividersi a piacere tra quei compagni ch’ei si fosse eletto in luogo di quattro affini, soliti tenersi presso di sè dai predecessori di lui. Tra le dette paghe era però obligatorio che vi fossero due falegnami, un fabro-ferrajo, un maestro di balestre, un bombardiere ed uno spezza-pietre, che si dividevano tra loro altre due paghe morte.
Soddisfatto il duca dei fedeli e diligenti servigi già da lungo tempo prestatigli dal nobile Giovanni Ambrogio Airoldi da Robiate, come castellano della rocchetta di S. Maria sopra Trezzo, lo confermò (27 di genajo, 1495) in quell’officio a tempo indeterminato con tutti li onori e vantaggi inerenti. Altra simile conferma impartiva il duca nel medesimo giorno a Tomaso Crivelli come prefetto delle Torrette di Trezzo, massime perla sincera fede di lui verso il principe Giovanni Galeazzo poc’anzi defunto. Il 3 del prossimo febrajo il duca creava per la terza volta prefetto della rôcca di Trezzo il consigliere e arcivescovo Guid’Antonio Arcimboldo2.