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da Vailate, allora connestabile della porta della torre di Como1.

Fra i deputati a prestare il giuramento di fedeltà al nuovo duca Galeazzo Maria fu il milite e cameriere ducale Vercellino Visconti, già suo compagno nella spedizione in soccorso di Ludovico XI re di Francia contro il duca di Bretagna, e assunto alla carica di castellano in Lione, allorchè le truppe milanesi avevano presidiato quella città.

Poco di poi, nel 1470, vediamo Vercellino in qualità di castellano della fortezza di Trezzo. Con lettera del 20 d’aprile del 1475 egli chiedeva a Cicco Simonetta una nuova licenza per conservar seco nel castello i suoi vecchi compagni, adducendo per speciale motivo che difficilmente si sarebbero trovati altri uomini di pari capacità, fede, ed esperienza:

nel supposto poi che non gli si volesse accordare tal grazia, dimandava una proroga sino al termine dell’anno per meglio provedere all’esecuzione della volontà ducale. Con altro foglio dell’11 di luglio, il medesimo communicava al duca che tre monaci di Chiaravalle, cioè, don Benigno, don Piero e don Placito, allora prigionieri (per ragioni che ignoriamo) nel Castello di Trezzo si erano dichiarati pronti ad uniformarsi ai voleri del loro principe e di monsignore Ascanio Sforza.

Tra i provisionati ducali che di que’ giorni risiedevano nel borgo è memorabile specialmente un

  1. V. lettera ducale del 3 di ottobre 1467.