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tata in fortezza, ingiungeva al medesimo Gaspare, a Rossino Piora e a Francesco da Trivio, che facessero continuamente sorvegliare la riva dell’Adda. Il Piora, come commissario residente in Cassano, inviava al Principe il 23 una relazione il cui compendio è il seguente: — essere allora la Muzza bassissima; dimodochè i nemici senza incontrare giornalmente resistenza, passavano al di qua, e scorrazzavano pel paese, soffermandosi a vendemmiare le uve; i ducali, sebbene cresciuti di numero, operare peggio di prima. Soggiungevasi che in quel giorno si era principiato a piantar de’ pali nella Muzza e a scavare una fossa alla torricella verso Trezzo, dove altre volte i Veneziani avevano formato un bastione. Ma per mancanza di guastatori non si poteva allora finir l’opera. Vedendo il commissario che per la bassezza dell’Adda la bastia e il ponte erano all’asciutto, credevali in grande pericolo d’incendio; epperò aveva mandato prestamente, col mezzo di suoi massai, de’ carri e de’ buoi con alcuni terrieri, facendo inoltre formare una rastrelliera al ponte e alla bastia in modo di assicurarli contro qualunque sinistro. —

D’altra lettera del 22 di ottobre ai ripetuti fratelli Bonifacio e Rizzardo è preziosa la poscritta che suona a un dipresso così: — Vi avvisiamo come jeri matina ci partimmo da Leno e venimmo qui a Calvisano col nostro esercito; la quale terra, di cui i nemici facevano grande stima e capitale, abbiamo ridutto alla nostra obedienza. Oggi riducemmo in nostro potere anche Castenedolo, e lo fornimmo a