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Spiegatasi nella primavera una nuova guerra tra i Milanesi e i Veneziani, questi fecero entrare le loro truppe nel Lodigiano. Dal suo canto il duca Francesco si recò da prima a Melzo, indi a Cassano ed a Trezzo, dove pose presidj, e finalmente nel Cremonese, dove riunì tutto l’esercito capitanato dal valoroso Gentile della Leonessa. I nemici allora guidati dal Piccinino passarono l’Adda, e sebbene si spingessero fino ai sobborghi di Milano, tuttavia furono costretti a ritornare indietro senza alcuna preda.

Limitandoci sempre, per la natura del nostro lavoro, a ciò che tocca Trezzo più direttamente, notiamo che il duca il 4 d’agosto aveva li alloggiamenti presso Quinzano, donde scriveva al capitano della Martesana, di Monza, di Trezzo e della Pieve di Incino di mandare guastatori a Gasparo da Suessa incaricato dei lavori di fortificazione. Avendo poi saputo come i nemici avessero l’occhio alla bastita che era altre volte a Vaprio; nè potendo dubitare che, una volta perdutala, sarebbe da quelli tramu-

    fedifrago, proibì ai Villani (6 di giugno) di dispensare quindi innanzi salvocondutti per la detta Isola senza il previo consenso dei Colleoni. (Vedi lettera ducale spedita dal campo contro Pontevico.) — I medesimi castellani furono esortati dal duca (4 d’agosto) ad usare ogni diligenza dal canto loro, perchè dal territorio milanese non si trasportassero a Bergamo vittovaglie. Avvisato poi lo Sforza come i nemici avevano deliberato di fare un ponte sull’Adda al passo di Vaprio, ed avendo le sue genti occupate a Cassano in alcuni lavori da farsi verso Rivolta, ordinò ai castellani di Trezzo di far custodire quel passo giorno e notte.