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Brivio, il dì successivo sarebbe signore di Milano. Il secondo modo era che la Signoria provedesse di denaro i Milanesi, sperando con ciò di staccare dal conte la maggior parte delle sue genti, essendo queste malcontente, ed in secreto a lui nemiche. Confortava gagliardamente Sigismondo Malatesta a questo partito un messo del conte Giacomo, detto il marchese di Varese, il quale asseriva di aver grandi pratiche fra quelle genti e che, avuti denari, ne corromperebbe molte.
Sopragiunse poco dopo un cancelliere del conte Angelo che smentiva la perdita di Trezzo, ammettendo tuttavia una stretta pratica dello Sforza col castellano. Il signor Sigismondo e il proveditore, radunatisi tosto a consiglio, deliberarono di mandare a Trezzo ad offrire al castellano molti denari, perchè tenesse fermo. Come il lettore di leggeri s’imagina, anche questo non rimase occulto allo Sforza. Il quale, secondo che provano i documenti, spedì da Lodi, dove risiedeva, il 12 di dicembre Antonio da Landriano suo conduttiero, munito di credenziale, al già nominato castellano Fermo a fargli diverse communicazioni e promesse. Frutto di questi negoziati furono i seguenti capitoli conchiusi (14 di dicembre del 1449) tra il detto Antonio in nome dello Sforza da una parte, ed il nobile Fermo dall’altra.
«Primo: il sopradicto Fermo castellano ut supra promette largamente al dicto Antonio de’ Landriano nomine et vice quo supra dare et consigliare le