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ramente che rendendo il castello a’ Milanesi senza quest’ultima guarentigia, il Serratico temeva d’incorrere lo sdegno dello Sforza, o per lo meno di fargli cosa isgradita1.

Sul finire dell’anno i Veneziani presero Bettino d’Almenno connestabile dei Milanesi, al quale era affidata la guardia di Trezzo, e lo condussero a Cassano, e di là a Bergamo, correndo voce che lo volessero maltrattare nella persona. I Capitani e i Difensori della libertà di Milano, avuto di ciò notizia, si affrettarono a notificare il fatto al conte Francesco perch’egli, alla sua volta lo partecipasse a Michele Attendolo, commandante dell’esercito veneto «perchè tale tractamento (dicevano essi) ordinaremo essere facto a li suoi, quale intenderemo essere facto alli nostri» e per ciò volevano altresì essere informati qual fosse l’intenzione del medesimo Attendolo in proposito2.

Per il trattato di Rivoltella conchiuso (il 18 di ottobre del 1448) circa un mese dopo la celebre battaglia di Caravaggio, i Veneziani divennero amici dello Sforza, il quale potè quindi rivolgere le armi contro i Milanesi cui aveva fino allora servito. Egli, come apprendiamo da una lettera del

  1. Vedi lettera originale nella corrispondenza Visconteo-Sforzesca.
  2. Vedi lettera dei Capitani e Difensori della libertà di Milano al conte «Dat. Mediolani die XXVI decembris MCCCCXLVIII» Noi l’abbiamo invece riferita al 1447 memori dell’uso allora vigente di incominciare l’anno col 26 di dicembre, avvertendo inoltre che, nel primo supposto, il tenore di essa ripugnerebbe alle circostanze storiche.