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a Milano col titolo di governatore, attese a pacificarsi anche coi signori delle terre vicine. Conchiuse quindi per denaro nel 1410 una tregua coi castellani di Trezzo, e lo prova una lettera del duca, scritta il 12 di luglio al tribunale di Provisione, con cui gli ordina di esigere 1200 fiorini d’oro, un terzo dal clero e due terzi dai laici, da pagarsi ai castellani di Trezzo, a Gian Carlo Visconti signore di Cantù, e ad Estore Visconti signore di Monza, dai quali Facino aveva pure comperata una tregua. I ribelli di Desio e di Gorgonzola furono di poi arsi nei campanili che avevano occupati.
Il duca Giovanni Maria Visconti, a cui doleva assai la perdita di Piacenza, di Parma, di Cremona, di Lodi, costituitesi tutte in signorie indipendenti, formò un grosso e poderoso esercito che affidò al suo generale Facino Cane. Questi rivolse tutti i suoi sforzi contro Bergamo; e i Colleoni per non essere da lui offesi, gli accordarono il passaggio per Trezzo. Ma la morte di Facino (16 di maggio del 1412) cangiò ogni cosa.
Nella pace stabilita fra il duca di Milano e Pandolfo Malatesta nel luglio del 1414, per intromissione dell’ambasciatore veneto Tomaso Micheli, tra le altre condizioni imposte a Pandolfo vi fu quella di non più immischiarsi nelle cose del Castello di Trezzo. Da che però ebbe assunto il commando dell’esercito ducale Francesco Busone detto il Carmagnola, i Colleoni furono dal nostro castello scac-