Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/46

40

nostro castello (25 d’ottobre, 1404) custodi vasi da Zanotto Salimbeni di Piacenza e da Ottobono suo nepote, a nome del Malatesta assediato in quello d’Erba da Facino Cane; stanchi i molti prigionieri ghibellini ivi reclusi dei mali trattamenti a cui erano suggetti ed avvedutisi di essere in numero superiore ai custodi, vennero fra loro ad accordi nella speranza d’aver pronto soccorso dai Ghibellini dei dintorni. E un bel giorno con un colpo di mano s’impadronirono della rôcca e del castello. A tale notizia Paolo Colleoni e i suoi fratelli, con circa cinquanta Guelfi, corsero apparentemente in ajuto del castellano, ma, scalate le mura, lo misero in ceppi, o, come altri vuole, lo scacciarono, e fecero prigioni di nuovo tutti i Ghibellini. In appresso il Malatesta costretto a uscire dalla Brianza, corse difilato al Castello di Trezzo nella speranza d’esser ricevuto dai Colleoni; ma quale fu la sua sorpresa e il suo dolore allorchè si vide respinto? Pure il duca non avvantaggiava per la sciagura di Pandolfo, rimanendo il castello ancora in potere dei Guelfi che non mancarono di nuovo d’infestare i dintorni. Infatti il 17 di giugno del 1405 un drappello di Guelfi a cavallo e bene armati scorrazzando sopra i territorj di Ciserano, Bolterio, Sforzatici e Dalmine, predarono

    nicon Gruelpho-Ghibellinum Bergomense che incomincia col 1378, e termina col 1407, inserita nei Tom. XVI dei Rerum Italicarum Scriptores del Muratori. Non si troveranno altrove meglio dipinte le atroci contese civili di que’ tempi; perocchè i Bergamaschi si lasciarono forse più d’ogni altro popolo lombardo agitare e sconvolgere da quelle troppo celebri fazioni.