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tava alla cintura una fascia bianca e sul cappello un fiore che d’ordinario era una rosa anch’essa bianca; Guelfo, chi aveva la fascia ed il fiore color vermiglio. Bastava una contesa, ed anche un semplice disparere, perchè contadini ed operai assumessero uno di questi due nomi già antichi fra noi, e spesso senza nè meno comprenderne il significato. Ogni terra era travagliata da civili discordie, cotidiani li scherni, li insulti e le offese personali1.
I Ghibellini del Bergamasco, rappresentati dalla famiglia Suardi, cagionavano notabili guasti nei dintorni di Trezzo. I Guelfi che cospiravano a distruggerli, nel marzo del 1402 occisero nella rocchetta del castello di Trezzo un Pietro Suardi, ed il 20 di novembre vi appiccarono il prefetto di Madone e tre altri. Le genti d’ambo i partiti s’attrupparono a milliaja e si maltrattarono a vicenda, sicchè nei paesi circostanti al nostro borgo i lamenti, le lagrime, il sangue e la morte quasi non avevano tregua.
Impadronitosi Pandolfo Malatesta del castello che era guardato in allora dai Guelfi (11 di maggio, 1404) profittava di quella felice posizione per commettere ogni sorta di enormità nei villaggi di S. Gervasio e Grignano e in altri circostanti a danno dei Ghibellini. Il che tornava a disonore del duca Gio-
- ↑ Vedi Le vicende della Brianza e dei paesi circonvicini, del cav. Ignazio Cantù. Milano, Redaelli, 1853 (II.ª edizione).