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nina de’ Porri1 che, come pare, dopo la morte di Regina della Scala era divenuta sua moglie. Il 19 di dicembre dell’anno stesso in una sua favorita vivanda (che il Corio disse fossero fagiuoli) fu avvelenato. Allorchè egli s’avvide della inevitabile e prossima sua fine, diede in uno scoppio di pianto, ricevette i conforti religiosi e percotendosi il petto e ripetendo: Cor contritum et humiliatum Deus non despicies, spirò accanto a Donnina, che presa da reiterato singhiozzo e atteggiata a disperato dolore, coprivasi con ambe le mani il volto.

Era egli in età di 66 anni2. Guido Ferrari

  1. Costei fu suocera di Giovanni Achud inglese, al quale nel 1388 fu impedito il passo al ponte di Trezzo.
  2. Il suo cadavere, come è noto, fu trasferito a Milano e deposto nel tempio di S. Giovanni in Conca, accanto a quello di sua moglie Beatrice, detta anche Regina della Scala.
    Sul finire del 1813 il monumento di Barnabò fu trasportato nel palazzo di Brera, e in tale occasione vi si ritrovò un vaso contenente un teschio, degli avanzi d’ossa, e della terra, il tutto diseccato, che si giudicarono le ceneri di quel principe. Questi avanzi furono posti nella vicina chiesa di S. Alessandro con relativa iscrizione.
    Ora anche il monumento di Beatrice trovasi in un coll’altro nel nuovo museo archeologico di Brera.
    Si conosce un testamento di Barnabò del 16 di novembre del 1379, rogato dal notajo Tomaso de’ Capitani, di cui per altro conservansi fra noi soltanto copie. La matrice si crede esistere in Francia tra li avanzi dell’antica biblioteca di Pavia.
    È notabile che questo principe, la cui memoria presso il popolo è un guazzabuglio di crudeltà, di libertinaggio e di feroce contegno usato verso i legati pontificj e insieme di beneficenze a corporazioni religiose, in sua gioventù era stato ecclesiastico. Di questo fatto, taciuto da tutti li storici, ci è garante una lettera (22 di giugno, 1494) dell’arcivescovo di Milano Guid’Antonio Arcimboldi al duca Lodo-