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testo di timori, circa 500 lance divise in tre squadre commandate rispettivamente da Jacopo dal Verme, da Ottone di Mandello e dal marchese Giovanni Malaspina. Scontrati a due millia da Milano i figli di Barnabò venuti ad accoglierlo, li fece porre, a dimostrazione di onore, in mezzo agli armati. Giunto alla porta Ticinese, Giovanni Galeazzo, senza entrare in città, proseguì il cammino verso il suo castello di porta Giovia. Quando fu presso il ponte di S. Ambrogio, vide lo stesso Barnabò che gli veniva incontro sopra una mula seguito da due soli domestici. Il conte di Virtù lo abbracciò, e, dopo scambiati i primi saluti, diede il segno stabilito a’ suoi più fidati officiali. Jacopo dal Verme fu il primo che pose le mani addosso a Barnabò dicendogli: Voi siete prigioniero. - Come? gridò quegli, hai tanto ardire di fare tal cosa? - e Jacopo rispose che così gli aveva commandato il suo signore. Allora Barnabò con voce tremante si volse al nipote pregandolo a non voler essere traditore del proprio sangue. Ottone da Mandello intanto gli levò le redini e lo disarmò: e lo stesso fu eseguito co’ suoi figli Rodolfo e Lodovico, e poi furono tutti e tre condutti nel castello di porta Giovia. Subito dopo Galeazzo s’impadroniva della città, e si faceva proclamare signore.
L’infelice suo zio (25 di maggio, 1385) fu trasferito da Gaspare Visconti nel Castello di Trezzo, dove con lui rinchiudevasi anche l’amica sua Don-