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Nel giugno del 1373 Barnabò risiedeva in Trezzo, e lo provano due sue lettere del 4 e del 9, che di qui egli spediva a Lodovico Gonzaga signore di Mantova, informandolo delle mosse de’ suoi nemici nel Bergamasco1.
Or chi mai avrebbe imaginato che quegli istesso che vegliava con tanto ardore a tale impresa sarebbe fra quindici anni recluso e finirebbe miseramente i suoi giorni in quel castello? Ma l’ora fatale in cui Barnabò avrebbe pagato il fio del sangue da lui fatto spargere sì crudelmente doveva pure una volta scoccare. Giovanni Galeazzo suo nipote Conte di Virtù e signore di Pavia, non lasciò sfugire il destro di mandare ad effetto li ambiziosi suoi disegni. Data notizia allo zio che per atto di divozione egli intendeva recarsi al santuario della Madonna del Monte sopra Varese, mostrogli che in quella gita, toccando Milano, sarebbe stato felice di poterlo abbracciare. Indi si mosse conducendo seco, col pre-
- ↑ V. Documenti diplomatici tratti dagli archivi milanesi, coordinati per cura del cav. Luigi Osio. T. I, pag. 143. Milano, tip. Bernardoni, 1865.
nome dei Communi di Vertua e di Sommonte esiga omnes illos denarios quos habere debent ad banchum castri de Trizio occasione laborerii. Presso Salvioli de’ Cazzuloni la Comminuta di Trescorre pagò lire undici a certo Antonio, eo quod mantenuerat unum, carrum per dies octo in laborerio castri Trizii. Altre memorie di spese fatte per detti lavori trovansi sparse negli archivj del Bergamasco. V. Memorie istoriche della città e chiesa di Bergamo di Giuseppe Ronchetti. Bergamo, 1818. Tip. Sonzogni, T. V, pagine 149, 150.