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sconti e di Luchino, l’arcivescovo Giovanni chiamasse eredi al sommo potere i suoi nipoti Matteo, Galeazzo e Barnabò; e, morto il primo dei tre, i superstiti fratelli se ne dividessero fra loro i possedimenti.

Già prima di quest’epoca, come appare da un editto del 18 di genajo del 1346, in cui sono descritti i transiti o traversi occupati da un connestabile con stipendiati, e da un anziano de’ dazi coi finanzieri, il borgo di Trezzo era nel numero di quelli compreso.

Publicatasi la pace (12 di dicembre, 1346) fra i Visconti e li Estensi, il marchese d’Este e Ostasio da Polenta signore di Ravenna, che in allora trovavansi a Milano, fecero una gita a Trezzo, ove pernottarono. Ostasio corse pericolo di essere asfissiato, perchè nella stanza dove era a dormire fu accesa gran quantità di carbone. Trasferitosi, se bene in cattivo stato, a Ravenna, dovette poco dopo soccombere1.

Anche nel 1362 la torre di Trezzo racchiudeva parecchi colpevoli o perseguitati dal principe per ragioni di stato, i quali furono lasciati liberi da Barnabò Visconti alla fausta novella della vittoria avuta a Brescia contro li alleati e della nascita d’un figlio legitimo, dando un analogo ordine anche per le altre carceri2.

  1. Vedi Giulini, vol. 10. pag. 463.
  2. V. Azarius, c. XIII, pag. 399.