Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/33


27


Morto Ottone Visconti nel 1295, gli successe nella signoria di Milano il nipote Matteo, che fu poi costretto a cederla a Guido della Torre. Mentre il Visconti era esule, tentò nel 1306 di rientrare nello Stato coll’ajuto de’ Veronesi, Bresciani, Bergamaschi e de’ fuorusciti milanesi, ma visto che i passi di Trezzo e di Vaprio erano guardati da numerosa soldatesca, non osò avventurarsi ad un combattimento. Ed ecco i Torriani imbaldanzire sempre più, massime che tutto il Milanese erasi dichiarato in loro favore. Ma il popolo non era unanime ne’ suoi voleri, chi parteggiava per Guido e chi per l’arcivescovo Cassone suo cugino. Il primo (nell’ottobre del 1309) radunò nella metropolitana di Milano tutti i Torriani, indi fece chiudere le porte della città ed arrestare il detto arcivescovo insieme co’ suoi fratelli Pagano, Edoardo e Moschino accusati d’aver trainato contro Guido e lo Stato. Napino, altro dei fratelli di Cassone, a tale dolorosa notizia, mentre stava in campagna ad addestrar falconi, si riparò nel forte di Trezzo di cui era castellano Rainaldo suo fratello. Munitisi quivi a dovere, si disponevano a sostenere una lotta, piuttosto che cedere alle milizie di Guido. Se non che, lasciati liberi i prigionieri (1310) e riconciliatesi le due discordi famiglie della Torre, si radunarono in un consiglio, ove tutti giurarono insieme con l’arcivescovo che non moverebbero mai guerra a Guido ed al Commune di Milano e ne rispetterebbero il dominio.