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indi occupò il ponte di Cassano per assicurarsi alla peggio un’opportuna ritirata. Ma in breve tempo comparve l’esercito alleato dei Cremonesi, Ferraresi e Mantovani, condutto dal marchese Uberto Pallavicino e da Buoso da Dovera, i quali dopo un accanito combattimento si impadronirono del ponte. D’altra parte sopraggiunse Martino della Torre coi Milanesi da Monza, chiudendo così ogni via di scampo ai nobili fuorusciti. Allora il tiranno, accortosi d’essere da’ suoi fautori abbandonato, e accerchiato da due eserciti, per aprirsi ad ogni costo un passo, mosse con impeto contro il ponte di Cassano. Già egli aveva costretti li alleati a ritirarsi, quando gli toccò una grave ferita nel piede sinistro; non iscoraggiato per questo, continuava ancora a combattere, finchè, ricevuta una seconda ferita nel capo, cadeva prigioniero. Trasportato dai vincitori a Soncino, ebbesi tutte le cure che l’arte medica sapeva suggerire, ma inasprendosi ognor più le ferite, cessò di vivere l’8 di ottobre.

Intanto i nobili eransi riparati su quel di Bergamo e speranzosi di ritornare in patria, afforzati con soccorsi da quella città, vennero nel 1261 al di qua dell’Adda e saccheggiarono Licurti1. A tale notizia, il podestà di Milano, Guglielmo Pallavicino con la milizia delle porte Orientale, Nuova,

  1. Cioè a dire: Terra dei Curti, ed è il villaggio oggidì chiamato Aicurzio. Vedi Dozio, Notizie di Vimercate e sua pieve, pag. 60.