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divisione di Milanesi postata presso Gorgonzola, dove fu sorpresa e messa in fuga. Alcherio da Vimercate, Arderico Visconti, Robacastello, Monaco de’ Abonis, Tancherio Basabelleta, e altri cospicui milanesi caddero prigionieri; anzi, a detta de’ nostri storici, furono dall’imperatore fatti appendere. I Boemi inseguono il vinto più che loro è possibile; ma pur tra loro molti sono feriti. Oltre un ingente numero di morti, 70 nobili milanesi caddero nelle mani dei vincitori che, giubilando, li traggono al re Ladislao. Questi affida i prigionieri ad una forte guardia imperiale, e con un gran numero de’ suoi lavora al riparo del ponte principale. Compíta l’opera, Federico move pel ponte con un eletto drappello in ajuto del re. Un’altra schiera di Boemi ristora un altro ponte, ma per la gran calca buon tratto di esso rovina, sicchè molti Boemi ed Ungheresi trovano nella rapida corrente la morte. Ma Daniele vescovo di Praga, pronto sempre al servizio del suo principe, sprezzando il pericolo, sale il ponte e, anche su questo, porge ai feriti i conforti della religione. Concorsa però di nuovo sul ponte rinnovato soverchia folla di Boemi, nè potendone alcuno frenar l’impeto, lungo tratto di quello s’infrange per la seconda volta e con un maggior numero di vittime. Io però (così continua il racconto Vincenzo da Praga) non oso affrontare tal pericolo, e più badando a salvarmi che a far l’audace, insieme col seguito de’ miei camerati e coi Pavesi che conducevano il fodro alle truppe dell’imperatore, e