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coli XVII e XVIII le terre si affittavano tutte a grano, e per la rama (brocca) a metà de’ frutti, rimanendo a carico de’ padroni il pagamento delle imposte. Il territorio si divideva in arativo semplice, vitato, bosco da taglio, costiere, brughiere e poco prato. Il terreno buono lavorativo rendeva all’anno, compresa la semente, due staja di frumento la pertica, e l’inferiore uno stajo solo. Il vitato dava di più una mina di vino la pertica, che, seminata a grano turco, ne produceva staja tre. I communi prezzi di vendita erano per l’aratorio semplice L. 40 la pertica, per il vitato L. 50, pel prato L. 40, e per il bosco L. 16. Notiamo non senza meraviglia come in queste memorie non si facia menzione de’ gelsi, di cui oggidì il territorio è ben fornito.
La superficie territoriale ascende a pertiche 14527 e tavole 22, pari ad ettari 951.
L’aria è pura e salubre. Ciò non esclude che vi siano malatie causate dalla stessa natura del clima e degli alimenti. Vi predominano quelle a fondo infiammatorio deciso, la pellagra, e d’estate anche le colerine. Tra le eccezionali, noteremo poi come il cholera morbus nelle varie sue invasioni in Lombardia, non lo risparmiò. Nel 1836 il primo caso di cholera che si manifestò in Trezzo fu nella persona di un Pietro Corci proveniente da Colico e Lecco, il quale morì il 15 di luglio in età d’anni 42. Subito dopo si sviluppò la malatia in