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tes, Trezzo e Lecco; indi il prossimo 6 di genajo communicò loro i progetti delle linee e delle fortificazioni dei nemici nelle vicinanze dell’Adda presso Vaprio, Trezzo, Calvenzano e Treviglio; aggiungendovi sei copie di carte geografiche nelle quali erano indicati minutamente i luoghi dove avevano costruiti trinceramenti e fortini. Nè taque il Sanz ch’egli, per eseguire tali rilievi, erasi travestito da prete. Intanto Pizzighettone, Lecco, Trezzo ed altri forti erano venuti nelle mani dei Gallo-Sardi; cosicchè Carlo Emanuele nel 1734 era padrone di tutto il Milanese.

Alcuni anni dopo (12 d’aprile 1748), il nostro castello fu visitato dal generale conte di Harsch accompagnato dal tenente colonnello d’artiglieria conte Tartagna1.

Il castellano di Trezzo sul finire del secolo XVII pretendeva all’esazione di un tributo per il transito delle pietre destinate alla riparazione dei navigli. Vantava altresì ragioni di pesca nell’Adda, asserendo che tutti i suoi antecessori avevano goduto il provento in quella parte del fiume che rimane fra la cascina denominata Belvedere e il porto, ossia ponte volante. Ma dopo che il pescatore fu da don Paolo Pozzo congedato, si mise in dubio il diritto del commandante a far pescare. Tuttavia questi nel 1770 riceveva dal nuovo pescatore un filippo all’anno, un piatto di pesce fino per le

  1. Così da lettera del capitano Rubbio, commandante del Castello di Trezzo.