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mandato alle corti di Parma e di Modena, e carteggiava con quelle di Madrid, di Vienna e, dell’alta Italia. La regina di Spagna l’aveva in gran conto, e gli scriveva confidenzialmente. Abbracciato il partito imperiale di casa d’Austria, astuto ed intrigante come era, si maneggiava in secreto a danno della Spagna, rendendosi così traditore e come suddito e come magistrato.

Ma cadute a vuoto queste pratiche di lui e d’altri, scoppiò quella guerra che porse poi tante felici occasioni al celebre principe Eugenio di Savoja di spiegare i suoi militari talenti. Filippo V, saputi li intrighi dei partigiani austriaci, e stretto dal timore di qualche moto popolare per l’avvicinarsi dell’esercito nemico, benchè nell’aprile del 1701 la Congregazione di Stato avesse spedito a Madrid due de’ suoi membri a fargli atto di vassallaggio, credette necessario di vincolare i Milanesi con un solenne giuramento di fedeltà, e punire ad un tempo quelli fra loro che gli erano ostili.

Ben presto però Vittorio Amedeo II duca di Savoja, scontento della sua alleanza coi Francesi (1703), massime perchè nell’esercito confederato non aveva altro commando che di nome, si gettò dalla parte imperiale. Allora Luigi XIV per vendetta ordinò al duca Vandome di far prigionieri i soldati piemontesi ausiliarj negli eserciti Franco-Ispani. Circa 4500 Savojardi perdettero così la libertà, e furono rinchiusi nei castelli di Brivio, Trezzo, Cassano, ed in più altri, dove non pochi,