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quella tassa non pativa diminuzione, e però i fatti esposti dai borghigiani valsero loro soltanto una raccommandazione di riguardi presso il castellano. Tributo di sangue fu quello che anche Trezzo pagò alla famosa pestilenza del 1576. Passando san Carlo Borromeo ad amministrare la cresima alla campagna, avvenne che nel nostro borgo, nell’atto che la conferiva ad uno degli appestati, questi gli cadde morto ai piedi1. Quanto all’altra mortalità non meno funesta (1630) in cui il cardinale Federico Borromeo gareggiò di zelo e di carità con il defunto cugino, sapiamo che, avendo alcuni di Vimercate compro del lino a Saronno e colla merce portato a casa il contagio, questo si propagò subito in Monza, Cavenago, e in altre prossime terre, e poco dopo in Cassano e Trezzo dove i delegati di sanità erano molto negligenti.
Le terre briantine destinate ad accogliere le milizie miste di Lombardi e Spagnuoli, erano a que' giorni i luoghi fortificati, e massime Cassano, Trezzo, Brivio, Lecco e Cantù; anzi a Trezzo e a Lecco risedevano due castellani spagnuoli. Oltre questa guarnigione di milizia regolare, Trezzo, come tutti li altri communi, forniva il suo contingente alla milizia forense istituita contemporaneamente alla urbana nel 1637. Vi erano obligati tutti i terrieri dai 18 ai 50 anni. L’arruolamento si ese-
- ↑ V. Biografia di S. Carlo Borromeo, publicata dal sacerdote Aristide Sala, pag. 71.