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tra senza indirizzo (del 3), di certo Giovanni Maria Olgiati, e insegna che allora eranvi nel castello più luoghi cui conveniva alzare il muro, perchè facili ad essere scalati, che in due parti il muro stesso era in ruina, e però voleva esser rifatto e in un terzo punto rafforzato perchè mal sicuro. Dovevasi pure rimettere il ponte levatojo proveduto di bolcioni. Alcune stanze fatte di nuovo erano tuttora inservibili come prive di pavimento e d’intonaco. Alla guardia vegliavano 18 soldati, il cui servizio di sentinella e di ronda parendo troppo gravoso, supplicavasi l’autorità a spedirvene di sopragiunta altri sei.

Le relazioni dei Trezzini verso i castellani continuarono come in antico. Condurre coi carri la loro parte di legna per la guardia in castello, e similmente, per la provigione di esso, una parte di biade; pagare al castellano annue lire 29 di onoranza, e dargli qualche misura di paglia; accorrere in persona, secondo i superiori avvisi, a custodire il porto; sostenere spese nelle occasioni di visite nel borgo per parte de’ governatori di Milano: ecco le benemerenze speciali verso lo Stato per le quali i Trezzini si lusingarono talvolta di potere esimersi dal pagare alcuno de’ carichi communi. Così avvenne, per es., nel 1561 (27 di marzo), perocchè allora per i titoli testè enumerati cercarono l’esenzione dallo sborso di soldi sette e mezzo per ogni stajo di sale, imposti come tassa per la cavalleria. Ma, come dicono le carte dell’epoca,