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cedette tutte le rôcche in riva all’Adda, cioè il Castello di Trezzo insieme con Lecco e Pizzighettone.

Morto che fu il Pescara, il marchese del Vasto con lettera del 20 di marzo, 1526, avvisò il Morone, prigioniero in Pavia, dell’imminente sua tramutazione a Trezzo, la quale fra pochi dì, come prova anche la seguente lettera, ebbe infatti luogo.

«Ill. Signore. — È stato qui il capitano del Monte qual me ha detto come V. S. per averla mutata da Pavia a quel castello sta di mala voglia, qual cosa è fatta se non per disgravare quella città, havendo riguardo al molto che ha patito in questi tempi passati, et non a verun mal fine a danno di V. S. che gli prometto mia fede, se tenessi libertà, non saria stato sin ad hora a liberarlo, et lo faria, se potessi, tanto de bona voglia come V. S. medema desidera. La prego havere un pò di patientia tanto che monsignor di Borbon arrivi, che sarà presto, et porta bona risolutione per lei: gionto che sia, si farà di maniera che V. S resterà contenta. Sicchè de novo la torno a pregare che stia di bon animo, che farò per lei tanto quanto vorrei si facesse per me stesso, e me li raccomando1.

Di Milano, alli 25 di marzo 1526

Al servitio di V. S.
Antonio de Leyva».


  1. Vedi Ricordi inediti di Girolamo Morone publicati dal conte Tullio Dandolo. Milano, 1855, p. 204.