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     Nè soffre il Nume che ai divi eguale
Sorga il mortale nel suo gioir:
155Ond’è cagione supremo affetto
In nobil petto di rio martir.

     Lascia la vergine la casta gonna,
Ma non di donna spoglia il pudor;
Le membra assumono maschili spoglie;
160Nel volto accoglie dolce rigor.

     Invido l’elmo quai pregi asconde!
In sè le bionde chiome serrò.
Così trasformasi: la man di neve
Sottile e breve di ferro armò.

     165Cotal veggendosi d’ingenuo riso
Quel caro viso pur lampeggiò;
E nel virile vestito ascosa
Quanto è vezzosa dirsi non può.

     Sotto la maglia del cavaliero
170Amor ch’è arciero celato sta;
Ma a lui non giovano l’armi omicide
Chè altrui conquide colla beltà.