125Un’ansia inquïeta, funesta lo assale:
Innanti venirsi fa un vecchio scudier;
Vendetta lo sprona... ma il cenno che vale?
La reggia è in tumulto, gli apprendono il ver.
«Su! prodi, in arcione! che il rege è tradito! 130Ei grida furente; s’insegua quel vil!
Chi fugge è colpevole; in ceppi, schernito,
Sol orrida torre qui porgagli asil!»
E paggi e guerrieri già s’armano a gara;
Gli ardenti corsieri già mordono il fren; 135Chè il servo a obbedire fra’ despoti impara;
Ma il ponte è percorso — chi ratto ne vien?
Ruggero fedele d’Ugone ecco al piede
Recando una scritta del nobil suo sir.
La scorre il monarca; ma al guardo non crede; 140Poi lento dal petto traendo il respir:
(«Son pari le spoglie... simìli son l’armi...
Oh indomita rabbia d’inutil desir!»)
E impone: «Sostate! di sangue bruttarmi
Non voglio; chè al cielo s’aspetta il punir.
145Ripongansi l’armi; lo sdegno è cessato;
Al rio Berengario concedo perdon.
(Or quel che m’è forza concedere al fato
Lo credan clemente mio libero don.»)