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CANTO


     Dammi, Apollo, il tuo pletto, il vecchio vate
Desia d’armonizzar sulla sua lira
Forsi l’ultimo canto, il quale i pregï
Del sesso bel all’universo annunzï.
5Ei troppo amò le nove tue donzelle
Più per le lor virtù, che le bellezze,
Che vaghe le facean ed ammirande.
Quindi da lor venendo il sesso bello,
Che di pari virtudi adorno splende,
10Or celebrarlo il voglio in fermo canto.
Vetusta è la mia lira; e sopra d’essa
La polve s’addensò; le corde aurate
La ruggine cuoprì, così che rauco
N’elice il suon, e non piacevol spazia.
15Ma dissonanza qualsisia corrige
Il divin plettro tuo, e mercè d’esso
Questo canto sarà soave e caro.
     Errò chi disse che soltanto è fatta
La donna, onde addolcir dell’uom le cure;
20Onde divider le spiacenze e i gaudï