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alpino. L’idea di andare al lago a quell’ora, dopo quei discorsi, mi colpì tanto che me le opposi con troppo manifesto orrore. Fedele sorrise un poco. — Torniamo pure — diss’ella; e fatti pochi passi in silenzio, si pose a cantar sottovoce:

Ah non fia mai che nell’inferno
Io sia dannata al fuoco eterno.

Ne fui rassicurato. Solo mi doleva di averle potuto attribuire per un momento quell’idea orribile e d’essermi tradito. Volevo ora domandarle che intendesse fare, e non osavo. Ella non parlava più. Passata la villetta C., mi disse che voleva farmi sapere il suo nome, che suo marito si chiamava Vida, e ch’ella aveva tenuto nascosto questo nome, acciocchè suo padre, venendo per caso a udirlo, non fuggisse addirittura da S. Bernardino.