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stessa luce. Perchè non si poteva propriamente dire che nevicasse. Era neve delle cime, cacciata dalla tormenta. Fra un turbine e l’altro si vedevano tutte le creste bianche fumar su nel cielo azzurro.

— La scusi, signor Fogazzaro — mi disse in veneziano una voce tremante. — Non c’è il concerto, stasera?

Mi voltai, sorpreso.

— Scusi la libertà — riprese la signora Fedele. — So che siamo quasi concittadini.

Ma non mi ero tanto sorpreso del suo improvviso interrogarmi come della commozione strana, profonda, che sentivo nella sua voce, in una domanda così volgare. E poi il caro dialetto usato così di primo acchito, e quel chiamarmi per nome, mi avevano avvicinato con violenza alla misteriosa signora; con una