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228 pereat rochus


fana e dall’ossequio al suo canzonatore, ecclesiastico di età matura e professore nel Seminario vescovile di P., si contorceva, masticava delle scuse.

— No... ecco... dico... mi pareva...

— Mi meraviglio che si scusi, don Rocco — disse la signora. — Mi meraviglio che pigli sul serio gli scherzi del professore.

Questi protestò e strinse con sottili domande i panni addosso a don Rocco, si mise a spremerne adagio adagio quella miscela d’istinto retto e d’argomenti storti che aveva in capo, ripulendolo con garbo d’ogni cattiva ragione e d’ogni buon senso, per lasciargli uno stupore pieno di contrita umiltà. Ma il giuoco durò poco, perchè la signora congedò la compagnia col pretesto ch’eran suonate le undici. Trattenne però don Rocco.

Era la contessa Carlotta che lo aveva