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Il signor Zanetto entrò, affannato, più sepolcrale assai che non fosse uscito.

— E così? — disse Marcòn.

— La scusi — rispose l’avvocato, sedendo. — Quel che m’immaginava, caro Lei — soggiunse poi ch’ebbe ripreso fiato. — Mi ha anche strapazzato.

Marcòn sedette anche lui, grave. Seguì un lungo silenzio. Guardavano diritto davanti a sè, uno la porta e l’altro la finestra.

— E come facciamo? — disse finalmente Marcòn. — Vede bene, sono duemilacinquecento lire.

— Signor padrone, — disse la serva entrando, — Le ho portato il caffè.

L’avvocato non si scosse se non quando si vide il vassoio davanti.

— Portatene due — diss’egli sottovoce.

La serva disse che ci aveva pensato, ma che la padrona era uscita con le