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verta tuttavia nascosta ma paurosa, non pareva pensare in quel momento al suo creditore Marcòn, nè ad alcuna miseria di questo mondo. Stava nel suo studio, ora scrivendo sopra un gran foglio di carta turchina, ora meditando sul frontispizio di un volume in quarto, ingiallito dai secoli. Sviscerato bibliofilo, possedeva una certa cultura classica, larga ed imperfetta, bizzarramente colorita di quel suo ingegno fantasioso che si compiaceva dei pregiudizi più insoliti, dei riavvicinamenti più inattesi, delle induzioni più poetiche, più abborrite dalla grammatica. L’età grave gli aveva tolto ormai di attendere alla sua professione; dalla famiglia non aveva che tribolazioni; dei vecchi amici solo qualche libro gli restava vivo e fedele.

Quel giorno la sua serva era uscita senza chiudere la porta e il dottore Mar-