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nessuna traccia di collo, ma due vaste spalle curve e un testone tanto affogato in esse che la tesa del cappello posa sulla schiena; un enorme braccio proteso in fuori sopra una massa troppo corta; ecco il dottore Marcòn a posteriori.

Egli sguazzava l’altro giorno per le pozzanghere della piazza dove abita, con la ilarità pesante, nell’andatura, di un ippopotamo che fiuta l’acqua.

— Avvocato! — gli gridò un pretino arrancandogli dietro affannosamente. — Avvocato! La permetta!

Marcòn sguazzava sempre via per le pozzanghere senza voltarsi. Il prete lo inseguì ripetendo: Avvocato! Avvocato! Avvocato Vasco! — fino a che lo raggiunse, gli si appigliò allo zimarrone. Soltanto allora il notaio si voltò, senza fermarsi.

— Scusi, sa — diss’egli sorridendo e