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144 il fiasco del maestro chieco

reno, giurando che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo di prendere ciò che io non avevo saputo tenere. A questo punto Antonietta gli aveva chiuso la bocca con due parole asciutte cui egli dichiarò di accogliere come il turacciolo del fiasco, soggiungendo però che farebbe vedere alla signora chi fosse Chieco, che testa e che cuore.

— Aveva ragione — disse Antonietta abbracciandomi dopo il suo racconto. — Ci ha intesi molto bene ed è stato molto buono. Ed ora vado, sai.

— Va va — risposi trattenendola più forte che potevo.

— Come mandi via la gente, tu! — diss’ella con una boccuccia e un accento di bambina dolente, aggiustandomi i capelli sulla fronte. Mi pose le labbra all’orecchio e mi susurrò: — ho piacere che siamo qui al buio, che tu non mi veda