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il fiasco del maestro chieco 137

mori tornassero dal Ponte delle Sarche. Faceva quasi freddo, l’aspettazione di questa signora che piaceva tanto a Chieco m’era sgradevole. Mi dolevo di avere scritto una certa lettera ad Antonietta, di non essere invece partito per S. Vincent dov’ella si trovava. Le avevo scritto per chieder perdono e pace, ma la penna non aveva forse scritto come il cuore dettava, la penna aveva forse talvolta sentito il freno del maledetto orgoglio; non mi si era risposto. Perchè scrivere? La febbrile visione di un incontro con Antonietta venne improvvisamente sopra di me. Era di una vivezza e, in pari tempo, di una mobilità tormentosa. Ora Antonietta mi passava a fianco senza salutarmi, conversando e ridendo con altri, ora mi diceva un freddo «buon giorno», ora il suo lungo sguardo mi correva deliziosamente le vene. Intanto i clamori