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il fiasco del maestro chieco 133

fatto venire apposta un canotto da Riva. Gli chiesi il perchè di tanto onore, ma egli non me lo volle dir subito. Dopo pranzo mi prese a braccetto e mi condusse in giardino.

— Parliamo sul serio — diss’egli. — Poichè non la posso sposare io, come si fa? la devi sposare tu. Maledetti voi che siete nati uno per l’altro!

— Mi dirai almeno il suo nome! — interruppi ridendo.

— Non ridere! Tu non sai quanto bestia io sono in questo momento e quanto stupido sei tu. Perchè lei ti vorrà bene, capisci, e tu ne vorrai a lei, e io che se ci penso ti strozzerei come l’ultimo dei piccioni, te la do, te la do e che siate maledetti!

Ciò detto, mi saltò al collo, mi baciò, mi strinse in modo che lo credetti impazzito davvero.