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il fiasco del maestro chieco 127


La signora Purgher chiamò da una finestra. Chieco balzò in piedi e, ficcatosi un dito in bocca, cacciò il suo fischio diabolico.

— Andiamo a tavola — diss’egli.


IV.


Mi fece udire quella sera stessa, sopra un piano scellerato, la sinfonia e, in parte, il primo atto della sua Tempesta. Per vero dire, la imitazione delle onde, del vento, dei tuoni, delle urla non mi è sembrata mai, con licenza dell’amico, straordinariamente felice in quella sinfonia; l’ultima melodia, che figura il canto d’Ariele quando acquieta il mare, è soave, ma ricorda forse un po’ troppo la Canzone di primavera di Mendelssohn.