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il fiasco del maestro chieco 123

minuti dopo in ombrellino, panama e babbucce.

— Si deve capire ch’io sono in casa mia — diss’egli — e che tu sei uno straccione qualunque. Del resto, eccoti lei, ma somiglia poco.

Mi diede la fotografìa d’una signora che non mi parve assai giovane, nè assai bella.

— Somiglia poco — ripetè. — La vedrai. È una musica dalla punta dei capelli alla punta dei piedi. Povero Chieco!

Grossi nuvoloni uscivano dalla gola delle Sarche, raggiungevano e celavano il sole; l’òra del Garda soffiava sempre più forte nei pini e negli arbusti, sul lago tumultuante, tutto mobili luci plumbee. Chieco si buttò a giacer supino nell’erba con le mani intrecciate sotto la nuca, e mi volle accanto a sè.

— È una musica — diss’egli. — E