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84 | ercole luigi morselli |
prendete e lasciate, e noi lo ameremmo sopra tutti, e ci è negato!...»
— Un colore? noi?!
— Sì! È il rosso! uomo: il bel rosso del fuoco, in cui le salamandre ciurmatrici bruciano come noi; il rosso de’ tramonti sui quali il nostro corpo si disegna nero, si che da tutti è scorto; il rosso di queste folte di geranî, dove vorrei dormire tutta la vita non veduto!... Ma noi non potremo mai diventare rossi come fate voi!... E questa è la pena che precocemente intristisce la nostra giovinezza!...»
Io avrei subito voluto dire al mio povero camaleonte che gli uomini, di quel privilegio per lui così invidiabile, non sanno precisamente che cosa farsi; e che, anzi, i più, stimandolo assai pericoloso, per diversi modi sono sì bene riusciti a ucciderlo, che ormai sarebbe mestieri dar loro fiere ceffate per vederlo rinascere: gli avrei anche voluto confidare in un orecchio il segreto di certe donne, che disperate di questo benedetto rossore se lo nascondono poverette alzando la gonna.... e mille altre saporite cosette gli avrei voluto raccontare, vecchie per noi, ma per lui certo nuove, e che l’avrebbero un poco rallegrato.... Ma ecco, vidi il mio camaleonte sguardarmi un istante pieno di dispetto, poi fuggire via soffiando per la rabbia.
Probabilmente mi aveva visto arrossire. Perchè io ho ancora questo viziaccio.