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favole per i re d’oggi | 57 |
XXVI.
Mi è sempre piaciuto di vagare, attorno ai grossi mercati del mondo, dopo tramontato il sole: per le immense prigioni, fatte silenziose, dove sognano incatenate le mie care navi.
Avvenne una volta vagando così, ch’io mi trovassi a un angusto braccio di porto, del tutto abbandonato, lungo cui vidi nereggiare una miserabile teoria di grue arrugginite, le quali chi sa da quant’anni s’eran fermate a guardarsi nell’acqua malinconicamente invecchiare.
Venendo sotto alla prima di queste grue, sentii uscirne subito un di que’ soffi straordinari che soglion fare i gufi il venerdì notte. Io che, vi confesso, credevo allora che i gufi non parlassero, feci, così per ridere: — Ben levato, messer gufo; avete forse qualche grossa seccatura, che soffiate così?
Ma eccoti comparire, a queste mie parole, su dal palco, il gufo in persona; il quale mi guardò un poco, poi mi disse: «Alla buon’ora! ch’io ho trovato alfine a chi dir le mie ragioni! S’io soffio a questo modo è proprio perchè mi son seccato. E se vuoi sapere di che cosa, ti dirò che mi son seccato di vedere voialtri