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46 | ercole luigi morselli |
XX.
Per un viottolo di montagna discendeva un gran mulo, portando una soma spropositata di fascine secche.
Dove il viottolo si chiudeva tra due strette muraglie di sasso, il mulo vide venir su un polledro libero e spensierato. E tosto incominciò a gridargli: — Lèvati di costì, se non vuoi che ti schiacci!... Torna addietro, per le budella del caval di Troia! o di qua non esci vivo!...
E il polledro impennandosi:
— E dove mai s’è visto un bastardo come te insultar così la mia razza nobile? Chi ti fa tanto ardito?
— Il Diritto mi fa ardito! — rispose il mulo, levando la voce di tra il fruscio delle frasche: — il Diritto di chi opera e fatica per il bene comune, sopra chi corre di piaggia in piaggia dietro ai capricci del capo!... — E affrettava il passo abbandonandosi alla ripida scesa.
Ma il polledro non si moveva, e gridando vituperi da cavalli, aspettava fermo in mezzo al viottolo;