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favole per i re d’oggi 39

XVI.


LIBERTÀ


Un feroce mastino, a catena, facea mille abbaiamenti e salti e urli e guaiti, con gli occhi fuor del capo, per attirare gli sguardi distratti di una cagna che vagolava sopra una balza, facendo le viste di non capire. Un bel castoro grassoccio, che passava di là, si fermò a vedere questa scena, e poi che gli parve oltremodo esilarante, si mise a ridere a crepapelle, rotolandosi in terra per non iscoppiare.

Quando al fiero amatore, parve di non dover tollerare più oltre quel villano insulto alla sua schiavitù, si slanciò come una tigre contro l’insolente castoro. Ma prima che la catena, lo fermò a mezza via la meraviglia: il grosso castoro, senza lasciar di ridere si scosciava a forza quanto più poteva e sì mostrava chiaramente come ormai, altro non potesse fare che ridere degli amori altrui.

E allora il cane, che era un po’ filosofo, se ne ritornò pensieroso alla sua cuccia, e corrugando la fronte, diceva tra sè: Sarebbe mai quella bestia sguaiata il simbolo della Libertà?