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32 | ercole luigi morselli |
XIII.
Quello che vi posso dir della Gola l’ho saputo dalla sua bocca stessa: ve lo dico, purchè non gli diate maggior fede di quel che meritano le autobiografie e gli autoritratti.
Non pensate già ch’io sia intrinseco di questa grassa e attempata signora. Io la vidi un giorno in un cimitero, che deponeva fiori sulla tomba di un illustre prelato: nè l’avrei conosciuta: ma essa, vedendomi passare, mi offrì con gentili modi qualche variopinto confetto che io m’affrettai a rifiutare; e poi, piuttosto offesa, ma sorridendo ancora, mi disse: — Voi dunque siete mio nemico. Badate: ve ne dovrete pentire! Un giorno mi cercherete, e io allora sarò dura con voi. Prendete esempio da questa perla d’uomo che mi ha sempre voluto bene: è morto sorridendo: ognuno credeva ch’egli vedesse il paradiso: ma io so che invece sentiva l’odore di quello che gli stavo preparando in cucina!.... Anche lui da giovane s’era lasciato invescare dalle grazie delle mie sorelle; n’ho sei sapete? sono delle versiere tutte, e son più giovani di me.... ma io, con le mie cure amorose, l’ho fatto ingrassare tanto, che a una