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26 ercole luigi morselli

X.


AVARIZIA


Una variopinta e volonterosa cancrena, che si stava mangiando da qualche mese la schiena di un famosissimo e luridissimo avaro, un bel mattino, parlò così al suo involontario anfitrione: — Oggi mi sento bene! e son di buon umore! Sarà la primavera! Ma vorrei vedervi un po’ allegro anche voi! non pensate così, sempre, alla vostra roba! Vi farà male. Fate come me: Vedete? io mangio fin che ce n’è: quando non ce ne sarà più: pazienza! morirò. Ma almeno potrò dire che della mia morte nessuno godrà, e que’ vermi schifosi che aspettano nella vostra fossa la mia eredità, sognando laute cene, sarà miracolo se troveranno qualche osso sano da vuotare!

Voi, invece, passate la vita a ricontare e a risigillare i vostri sacchetti d’oro, perchè un giorno ve li possan manomettere quei diavoli de’ vostri eredi; che, quando voi dormite, si vengono a rallegrare con me per il modo come mangio alle vostre spalle, dicendomi che era il loro sogno e che mai l’han saputo fare: e mi incitano con belle parole e con esempi tratti dalla storia, a spolparvi tutto in tre giorni!

E vi giuro che è contro mia voglia; ma vi confesso