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134 | ercole luigi morselli |
A questa straordinaria rivelazione rimasero tutte rintontite dalla maraviglia, le buone radici.
I bruchi rossi ne approfittarono subito per mettersi tranquillamente a mangiare alle loro barbe. Qualche radice volle sincerarsi: fece tanta forza di reni e tanto s’ingobbì che alla fine un bel giorno sbucò su tra l’erbe impaurite e vide.
Se ce n’eran di porci! e quanti! e come affondavano il grifo grugnendo!... e com’eran grassi. I bruchi rossi avevan detto la verità.
La nuova corse subito tra le radici della nostra bella querce, e ci fu subito gran subbuglio.
Allora i bruchi interruppero un momento il loro pasto per parlare con la conseuta facondia. E dissero: — Noi vi insegneremo che cosa avete da fare. Protendete le vostre rudi e oneste braccia sotto l’umida terra! Tutt’intorno voi troverete delle braccia sorelle che v’aspettano. Unitevi in patto con tutte le altre radici del querceto. Nè vi sembrino straniere se esse parlano una lingua che voi non capite: lo stesso servaggio, la stessa umiliante fatica, la stessa volontà di franchigia vi affratellano. Unite, voi sarete forti, invincibili! Se voi vorrete, il querceto intero non farà più una ghianda e i porci dovranno morir di fame o sloggiare.
Il trionfo oratorio fu enorme: le povere radici della nostra quercia si misero senz’altro per far quello che i bruchi avevan detto.
La felicità dei bruchi si potè misurare dal loro appetito diventato spaventevole. Dei buoni succhi della terra non salì più goccia per il tronco: le radici si ingrandivano si distendevano, intricandosi e districandosi in un tumultuoso groviglio serpentino, mentre i rami intristivano si nudavano e lasciavano cadere i