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favole per i re d’oggi | 131 |
amici per l’occasione dimostrarono che alla loro salute avrebbe moltissimo giovato un prosciutto per ciascuno.
Quanto al panciuto trovò comodo di rimanere a bocca asciutta perchè era ghiotto delle cotiche. Infatti, quando tutti ebbero preso la loro parte, s’avvicinò al porco, il quale aveva preso la cosa con grande filosofia, e gli disse: — E della pelle che te ne fai? Se mi dai la preferenza io te la leverò a fettine con molto garbo, con tanto garbo che ti verrà da ridere come se ti facessi il solletico. — E il porco acconsentì.
Tutti erano contentoni.
Soltanto il cane, pure scodinzolando a questo e a quello, in fondo in fondo non era troppo soddisfatto di quel niente che gli era toccato.
Stava in un angolo seduto e inclinando il capo corrugato e pensieroso ora su un lato ora sull’altro, contemplava evidentemente un punto solo, una cosa che sembrava proprio fosse rimasta lì ciondoloni per lui: il codino del maiale.
— A che serve ormai quel codino — pensava il cane — ... e per me sarebbe un bocconcello tanto conveniente!
Le pulci che popolavano il suo pelame gli sussurravano sotto le grandi orecchie parole di prudenza e il cane stava in forse. Ma alla fine, quando s’avvide che con la scusa dei prosciutti o delle cotiche, tra poco del codino sarebbe rimasto l’osso solo e il ciuffo, si fece cuore. Un salto, una buona dentata e si portò alla cuccia il codino sano sano.
Apriti cielo! Non ebbe appena riconosciuto il suo codino in bocca al cane, che il maiale incominciò a ruzzolarsi a strillare a fare il diavolo a quattro: Ahi!