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126 | ercole luigi morselli |
affrettò ad assicurare la scimmia dando un’altra bacchettata sulla schiena dell’aquila. — Impagliata a maraviglia!
— Veramente straordinariamente interessante! — esclamò entusiasmato il leone avvicinandosi e esaminandola meglio.
— Pauvre fille! — piagnucolò il gallo con aria di gran rubacori commosso.
Tutti si fecero più avanti. Il somaro l’annusò, il serpente la misurò bene bene, l’orso cercò di consolare il gallo tirandogli famigliarmente il bargiglione, la tacchina canterellò un valzer in falsetto, mentre la scimmia batteva ancora e strillava a più non posso.
A un tratto, tutti, compresa la scimmia rimasero di stucco.
L’aquila pian piano stirò una zampa, poi stirò quell’altra, poi stese l’ali quant’eran larghe, poi si riaccomodò come prima.
— Siete un furfante! Ci avete ingannati! — ruggì il leone, e se n’andò corrucciato; e tutte le altre bestie lo seguirono trovandosi ora perfettamente d’accordo nel dire peste e corna della tanto lodata scimmia.
Questa, pur non potendone più dal ridere per il caso inaspettato, cercò di dire qualche parola di scusa:
— Signori! Miei cari signori! Non sarà stata impagliata bene; non è colpa mia! Credano.... Io mi figuravo.... in buona fede.... che dopo tanti secoli!...
Ma era fiato sprecato, perchè tutte le bestie se ne andavano prese da santo sdegno, senza voltarsi indietro, salvo il gallo che, per non mancare alla doverosa galanteria, andandosene si voltò a dire all’aquila: