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favole per i re d’oggi 101

ronzare, uno stridere, poi uno stringersi, un accalcarsi, un montarsi addosso per vedere meglio.

Poichè quella moneta era proprio ai piedi di un lauretto profumato, parve a questo lauretto propizia l’occasione per far conoscere a così grande adunata di popoli i propri meriti, e così parlò: — O nobili bestie qui convenute al richiamo della onorevole gazza, se tanto religiosa maraviglia vi sembra meritare questo croceo dischetto, perchè di tal materia piacque ai re di incoronarsi, quale onore non sarò io per meritare da voi o nobili bestie, io che incorono i poeti, i quali son più grandi dei re?

Seguì un silenzio attonito.

Ma fu rotto da una voce che pareva singhiozzo e usciva d’un pruno e diceva: — Il Re dei re, il Poeta dei poeti non volle altra corona che questa.

Le bestie, trasecolate, cercaron la gazza perchè le illuminasse; ma quella, poco favorevole alle discussioni improduttive, era sparita con la moneta d’oro.

Che fare? Che pensare di quella strana faccenda? Chi più stimare? l’oro, il lauro, o il pruno?

Ci fu un grasso e liscio talpone che, per fortuna, mise a posto le cose:

— Questi ardui problemi, miei cari compagni, disse — nuocciono assai alla salute. Infischiatevene di tutte le corone come faccio io e lasciate agli uomini matti di scegliersele d’oro, di lauro o di pruni, come meglio credono.