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100 ercole luigi morselli

LIII.


LE CORONE


A una donna che ne guadagnava assai sudando pochissimo, cadde un giorno una moneta d’oro nel più folto d’un boschetto ombroso; e là rimase splendendo come una stella.

— Che bello sputo! — esclamò dall’alto un ghiotto moscone e, tutto giulivo ci si precititò sopra; ma quando vide che non era quel che sembrava, si sdegnò e se ne andò brontolando.

Le formiche invece, vedendo quell’insolito arnese, si fermarono a rispettosa distanza con i loro sacchi in spalla e dissero: — Non si sa mai.

Ma una gazza peritissima, corse leggera, ci diede sopra una bella beccata per esser ben sicura che non si trattasse di qualche cioccolatino, poi con quanto fiato aveva, si mise a gridare: — Uccellame del bosco! lepri, lucertole, sorci rossi! Scoiattoli, donnole, pipistrelli e calabroni! venite! venite a vedere quel che mai non vedeste! Questo è oro! oro vero! oro fino! La cosa più bella e preziosa che sia nel mondo! quella di cui s’incoronano i re!

— Uuuuh! — echeggiò il bosco.

E fu tutto un volare, un correre, un saltellare, un