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86 fausto.

potrà darmi il mondo? «Tu te ne asterrai! Tu ne farai senza!» Quest’ė l’eterna canzone che introna gli orecchi di tutti i mortali, stridevolmente ricantataci a tutte l’ore di tutti i dì della vita. Io mi desto con terrore il mattino, e provo una triste voglia di piangere veggendo apparire il giorno, il quale nel suo corso non adempierà nessuno de’ miei desiderii, non uno! Anzi mi scemerà con capricciose sofisticherie insino al presentimento del piacere, e con le mille sue sconce necessità spegnerà nel mio vigile petto ogni virtù di creare. E quando cade la notte, ecco io devo tornare tristo e miserabile al mio covile; ed ivi pare nessun riposo mi sarà conceduto, e fieri sogni mi spaventeranno. Il dio che abita nel mio petto ben può profondamente agitare le segrete mie viscere; egli signoreggia tutte le mie potenze, ma egli è impotentissimo a nulla muovere che sia fuori di me; e però io incresco a me stesso; la morte mi è desiderabile e odiosa la vita.

Mefistofele. E tuttavia la morte non è sempre la benvenuta come taluno dice.

Fausto. Beato quegli al quale ella cinge le tempie di lauri sanguinosi nel giubilo della vittoria; quegli ch’ella sopisce fra le braccia di una fanciulla dopo i volubili tripudi della danza. Oh, si avvolgesse por una volta intorno a me il grande Spirito, e cadessi inebbriato ed esanime dinanzi al suo fulgore!

Mefistofele. E tuttavia fu un tale una tal notte, che non seppe mandar giủ certa negra bevanda.

Fausto. Pare che tu ti diletti dello spionare.

Mefistofele. Io non sono onnisciente, ma so assai cose.