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80 fausto.

E non pur dalla terra, ma dall’acqua e dall’aria si svolgono continuamente migliaia di germi; e dal secco e dall’umido, e dal caldo e dal freddo; e s’io non mi fossi riservata la fiamma, io non potrei dire di nessuna cosa: Questa è mia.

Fausto. In tal guisa alla benefica virtù, che muove e governa tutte le cose, tu opponi il tuo rigido artiglio, e brancichi malignamente qua e là, e afferri pur sempre il vano. Pònti a far altro, o stravagante figliuolo del Caos.

Mefistofele. Di questo ragioneremo più distesamente con miglior agio. Poss’io andarmene ora?

Fausto. Non so perchè tu me ne richiegga; ed ora che ho la tua conoscenza, vientene pure a me ogni volta che vuoi. Or eccoli la finestra, eccoti la porta, e, se più ti piace, eccoti anche la gola del cammino.

Mefistofele. Ho io a dirlo? Evvi un ostacoletto che m’impedisce di uscire, ed è quel piè di strega qua sulla soglia.

Fausto. Quel pentagramma li dà affanno? Or dimmi, mala razza, se questo ora ti attraversa l’uscita, come hai tu potuto entrare? come uno spirito par tuo ha potuto dare nella rete da sė?

Mefistofele. Miralo bene, e vedrai che egli è mal descritto; l’angolo che dà in fuori è tanto o quanto aperto.

Fausto. Egli è un bell’accidente questo! E tu saresti quindi mio prigioniere? La fortuna me l’ha data in favore.

Mefistofele. Il barbone nel saltar dentro non attese a nulla; ma ora sta di un altro modo; e il diavolo non può andar via.